Mutamento sociale e nuove paure: quali prospettive di sviluppo da marzo 2020?

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Coronavirus al microscopio

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Nonostante le fantascientifiche ipotesi circolate sin dall’08 marzo sulla possibilità o meno di prevedere l’ondata anomala di contagio, davvero enorme quanto a portata e destinazione, ben difficile ad oggi rispondere al quesito sì, “si poteva tranquillamente evitare ovvero” …”no, nonostante gli appelli dal mondo della scienza è stato fatto tutto ciò che il mondo medico e in seguito politico potevano coi mezzi a disposizione?”

Un tempo gli #antropologi dibatterono a lungo sul dissidio fra natura e cultura, sulla possibilita’ di contemperare l’ una all’ all’ altra; gli evoluzionisti prima, gli strutturalisti poi determinarono l’ approssimarsi della vittoria della #cultura sulla prima. Oggigiorno ormai in tempi di globalizzazione e tramonto delle culture etniche di provenienza irrompe senza dubbio, da alcuni giorni la vittoria della #Natura senza colpo ferire. All’approssimarsi dell’ Equinozio . E tutto questo grazie ad un miscroscopico virus, il Coronavirus.

Inoltre, la #globalizzazione mostra il lato suo più deficitario, ovvero un’interdipendenza senza solidarietà, dove gli stati si guardano in cagnesco e non aiutano il loro vicino se non dietro specifico interesse. Ad oggi, se lo Stato – nazione non riformula la sua propria #identità a partire dalle comunità, dai nuclei famigliari, dalle associazioni stesse di categoria e non profit, non riusciremo a riemergere con coscienze rinnovate e spirito di mutuo aiuto. Perchè ci eravamo dimenticati che il progresso economico deve abbracciare solidarietà e valore intrinseco della persona umana.

Il Governo Italiano ci ha chiesto prima di restar a casa per poter disporre un piano sanitario di zona, al nord in particolare, poi l’ha imposto a tutte le regioni italiane, nessuna esclusa.

Restare a casa in una zona che appare rossa sui diversi teleschermi implica che ritroviamo affetti sicuri, animali domestici di cui occuparci nei momenti liberi, risparmio energetico e soprattutto, una riduzione delle emissioni inquinanti. Un antropologo-a che si basasse su un’osservazione partecipante potrebbe affermare che siamo tornati ad una #comunità di tipo clanico, ove attorno al capo comunità si sviluppa ordine e struttura sociale.

Come sosteneva Marcel Mauss, esiste un elemento capace di unire le pratiche e le cornici di senso tipiche di una comunità, e quello diviene un FATTO SOCIALE TOTALE. Oggi, il coronavirus svolge la stessa funzione che svolse Mani Pulite: ogni misura sanitaria e di igiene pubblica è intimamente politica, tanto nelle sue cause che nelle sue conseguenze, si intende. Ma le misure decise in occasione della comparsa del coronavirus rivelano – come un reagente chimico – qualcosa di profondo e «totale» sulla società e politica italiane, nonché sulle sue credenze diffuse, modelli culturali e struttura economica. Il coronavirus mostra con ogni possibile forza come la vita politica italiana sia intrappolata – non da oggi – in un’arena hobbesiana, dove la divisione fra amici e nemici si sovrappone ai confini fra gruppi in competizione per il potere e l’influenza. Dove è assente un contesto condiviso (la Costituzione, la Nazione, la Patria, la Repubblica, etc.) che permette a questi gruppi di competere correndo dei rischi politici.

E sul piano delle #relazioni, di ciò che occupa tanta parte dei nostri aderenti? noi siamo sociologi, educatori, mediatori sociali, dunque ci occupiamo proprio della tessitura della Rete sociale.

Ciò che diviene fondamentale oggigiorno è rimanere aperti all’ascolto ma ancora un po’ di più alla possibilità di non intervenire, perché esistono mondi, vissuti diversificati fra di loro che chiedono di non essere interpretati; di occasioni di #conflitto è pieno questo periodo ma dall’altro versante scopriamo e ritroviamo piacevolmente opportunità di crescita in persone che grazie al nostro lavoro riescono a trovare pertugi di positività pure in spazi angusti come quelli della casa.

Di questi tempi, in cui il Virus ha costretto le persone tra 4 mura e ha coinvolto la maggior parte dei gruppi sociali entro i “rapporti forti”, osserviamo:

  • Quanto è difficile ma di grande soddisfazione mediare all’interno di un gruppo etnico trovando punti boa, ovvero tracciare linee di confine e aprire spazi inediti?
  • Quanto può essere maggiormente stridente il #conflitto familiare, specie in famiglie in via di separazione e quanto può esser ancor più difficile per donne vittime di violenza?
  • Quali sono inoltre, le prospettive per le istituzioni di cura e sorveglianza, si pensi alle Rsa per anziani, alle comunità per minori o alle comunità per ragazzi in via di recupero?
  • Pensiamo che questo potente virus dall’aria severa ma giusta ci lasci in eredità assieme alla pandemia mondiale il bisogno di riscoprirci, uomini e donne nei nostri più essenziali bisogni, portando alla luce parti di noi inesplorate e sottaciute da un codice simbolico dominante. La superficie che prima di questo mese mostrava luccichi della vita mondana contornata da aperitivi, serate a non finire in ristoranti e sale da ballo, ora lascia il suo spazio essenziale al sentire corporeo, metafora di una casa ora abitata che vorrebbe essere teatro di ascolto profondo, di un Sentire improntato all’ascolto, poichè solo da una famiglia in ascolto di sè potrà dipanarsi un modello sociale che possa fruire della “communitas” di cui tanto sentivamo il Vuoto.

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